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7 Maggio 2020 IMCI-DocIMCinforma

TERMOLI – L’ Istituto Medico Chirurgico Italiano sta eseguendo da un mese i test sierologici per la ricerca degli anticorpi ani COVID-19. La strategia di ricerca nella popolazione del possibile contagio diventa infatti sempre più importante soprattutto nella cosiddetta fase 2 della pandemia virale.

Come infatti afferma il presidente WAIDID, l’Associazione Mondiale per le Malattie infettive e i Disturbi Immunologici, dott.ssa Esposito: “È necessario pianificare la ripresa definendo i controlli sanitari reali e concreti da effettuare ai lavoratori e alla popolazione in generale. I test sierologici servono ad individuare i soggetti che sono entrati in contatto con il virus, costituendo uno strumento di estrema importanza nella pianificazione post lockdown, così da allentare progressivamente le misure restrittive. Non si può affermare, così come avvenuto a lungo per i tamponi diagnostici e per le mascherine, che non servano o che addirittura test approvati dalle autorità regolatorie di Europa e Stati Uniti non siano affidabili, lasciando la popolazione libera di circolare affidandosi esclusivamente al distanziamento fisico.

L’unico modo per evitare la ripresa del contagio è quello di effettuare su larga scala test sierologici. Un conto è dichiarare che il Sistema sanitario nazionale non può farsi carico di sostenere le spese per la sierologia di tutti i lavoratori, un altro è affermare che non serva o che sia addirittura sbagliato effettuare valutazioni di siero-prevalenza”.

Sulla base di queste considerazioni sono stati finora eseguiti 300 test sierologici e sono risultati positivi alla presenza del Coronavirus 6 pazienti con un rapporto di un test positivo ogni 50 eseguiti. I positivi vengono poi segnalati e presi in carico dal sistema di prevenzione e igiene pubblica che decide il da farsi per ognuno dei pazienti segnalati.

I dati dell’Istituto confortano l’attendibilità del test utilizzato che è risultato positivo solo in pazienti che avevano tutti una storia clinica di malattia e sintomi respiratori da cui erano guariti o erano stati in stretto contatto con pazienti positivi al tampone o, in un caso, che era deceduto dopo aver contratto il virus.

Meno attendibili ci appaiono altri tipi test sierologici rapidi che riscontrano un numero troppo elevato di pazienti asintomatici positivi che sono probabilmente dei falsi positivi.


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17 Aprile 2020 IMCI-DocIMCinforma

TERMOLI – Continua all’Istituto Medico Chirurgico di Termoli il lavoro di screening per la ricerca degli anticorpi anti- coronavirus. 145 sono stati i pazienti che volontariamente si sono finora sottoposti all’esame, di essi 74 sono donne e 71 uomini, l’età media è stata di 59,5 anni.

Il test per la diagnosi rapida del possibile contagio da COVID-19 riesce a distinguere, con sensibilità e specificità molto elevate, sia la negatività agli anticorpi e cioè l’assenza di contatto con il virus (val. > 99%), sia la positività agli stessi (val. > 95%). Per questi motivi molte Regioni italiane si stanno adoperando per avviare l’esecuzione di questi test in tutto il territorio nazionale come test di screening sulla popolazione generale sia sintomatica che asintomatica.

Dei 145 pazienti che si sono sottoposti all’esame presso l’Istituto, il 93% era totalmente asintomatico e non aveva manifestato nessun sintomo particolare riferibile all’infezione da coronavirus anche negli ultimi 30 giorni prima del test. Il 6,8% (10 pazienti) aveva invece manifestato dei sintomi, come febbre persistente, congestione delle prime vie respiratorie, tosse negli ultimi 30 giorni. Nessuno risultava ancora sintomatico al momento dell’esecuzione del test. Di essi 2 pazienti sono risultati positivi al test con presenza sia di anticorpi IgM che IgG che documentavano il viraggio verso la guarigione, ma con la possibile persistenza del virus con possibile contagiosità dei pazienti che pure risultavano in quel momento completamente asintomatici.

Dai primi dati elaborati” – è il commento dei medici dell’Istituto Medico Chirurgico – “possiamo cominciare a formulare alcune valutazioni iniziali sulla situazione relativa ai contagi e alla diffusione del Coronavirus a Termoli e comuni limitrofi da cui provenivano i pazienti. Prima conclusione è che la diffusione del contagio asintomatico nel nostro territorio appare al momento limitato.

Seconda valutazione è che come test di screening sulla popolazione generale il test rapido che stiamo eseguendo risulta utile in particolare nei pazienti che hanno in precedenza presentato sintomi respiratori e febbre al fine di individuare i positivi da sottoporre a misure di isolamento più rigide. Questo soprattutto perché la guarigione dai sintomi dei pazienti ammalatisi per coronavirus, anche a distanza di diversi giorni, non è garanzia di mancanza di contagiosità dato il persistere di segni immunologici di infezione acuta ancora in atto nonostante la scomparsa dei sintomi”.



8 Aprile 2020 IMCI-DocIMCinforma

TERMOLI – Sono già tante le prenotazioni presso l’Imci di Termoli per il “rapid test” sul coronavirus. In pochi minuti è possibile sapere se si è affetti o meno da covid-19. Si tratta di un test veloce a cui chiunque si può sottoporre.

Ad illustrarne le caratteristiche, il medico cardiologo dell’Asrem e dell’Istituto medico chirurgico (IMC) Alberto Montano che spiega su che basi è possibile accertare la presenza del virus.

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Interviste in diretta ai tempi del #coronavirus: "rapid test" con Alberto Montano

Posted by myNews on Friday, 3 April 2020


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Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (CDC) ha annunciato due nuovi casi di coronavirus, portando il totale a cinque in quattro stati. Recentemente, notizie di un focolaio di coronavirus nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei, hanno inondato le notizie del mondo.

Inizialmente, le autorità ritenevano che la trasmissione virale avvenisse esclusivamente da animale a uomo in un particolare mercato di animali nella regione. Tuttavia, in molti casi successivi, le persone non avevano avuto accesso a questi mercati, rendendo probabile la trasmissione da uomo a uomo.

Ad oggi, 2019-nCoV ha infettato migliaia di persone in Cina, prevalentemente nella provincia di Hubei. Gli esperti hanno collegato circa 380 morti al 2019-nCoV, tutti in Cina.

Oltre la Cina

Ora ci sono un numero crescente di casi che appaiono in paesi al di fuori della Cina, tra cui Taiwan, Australia, Giappone, Francia, Tailandia, Vietnam e Nepal.

L’identificazione della prima infezione negli Stati Uniti è avvenuta il 21 gennaio nello stato di Washington. Ora, il CDC ha annunciato due nuovi casi sul suolo americano, in Arizona e California. Entrambi questi individui erano recentemente tornati da Wuhan, in Cina, e i test di laboratorio effettuati dal CDC hanno confermato di aver contratto il 2019-nCoV.

Nel comunicato stampa, il CDC scrive: “Il CDC si sta muovendo in avanti con un’aggressiva strategia di risposta alla salute pubblica e sta lavorando a stretto contatto con le autorità statali e locali per la salute pubblica per identificare i potenziali casi in anticipo e assicurarsi che i pazienti ricevano le cure migliori e più appropriate.”

L’infezione umana da coronavirus è comune, ma di solito non provoca altro che un raffreddore. Una serie di animali è anche suscettibile ai coronavirus, ma questi virus non tendono a trasmettere all’uomo la malattia.

Tuttavia, in alcuni casi, un coronavirus animale può passare da un animale all’altro. Ad esempio, i virus che hanno causato l’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS) nel 2003 e l’epidemia di sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) nel 2012.

Quanto è pericoloso il 2019-nCoV

Non è ancora chiaro quanto virulento 2019-nCoV potrebbe essere. Il CDC spiega che “le malattie segnalate sono variate da persone infette con sintomi piccoli o assenti a persone gravemente ammalate e morenti”.

I sintomi includono febbre, tosse e respiro corto. Nei casi più gravi, l’infezione può portare a polmonite. I sintomi possono iniziare non appena 2 giorni dopo l’infezione, oppure possono richiedere fino a 2 settimane per apparire.

Il CDC prevede che nei prossimi giorni e settimane compariranno più casi negli Stati Uniti. Scrivono i media che questa è una grave minaccia per la salute pubblica, mentre il CDC continua a ritenere che il rischio immediato per il pubblico americano sia basso in questo momento.

Sottolineano il fatto che “il rischio dipende dall’esposizione”. Il CDC ha pubblicato una guida per le persone che lavorano in ambito sanitario e potrebbero incontrare individui con il virus. Hanno anche pubblicato le linee guida separate per le persone che hanno l’infezione e quelle con cui vivono.

Non sorprende che il CDC raccomanda alle persone di evitare di recarsi nella provincia di Hubei a meno che non sia del tutto necessario. Nel complesso, tuttavia, il CDC chiede tranquillità:  “Per il grande pubblico, al momento non sono raccomandate ulteriori precauzioni oltre alle semplici precauzioni quotidiane che tutti dovrebbero sempre prendere. Attualmente è la stagione dell’influenza e delle malattie respiratorie e l’attività influenzale è ancora elevata e dovrebbe continuare per un certo numero di settimane. Il CDC raccomanda di fare un vaccino antinfluenzale, intraprendendo azioni preventive quotidiane per fermare la diffusione dei germi e assumendo antivirali per l’influenza se prescritti dallo specialista”.

Dottoressa Giulia Canfalone
Specialista in Medicina interna
Malattie Respiratorie


Istituto Medico Chirurgico - Termoli aut. san. reg. n.138 del 31.08.2011