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Per molti è solo un incidente di percorso, per altri rappresenta un problema di salute rilevante, si tratta della cefalea, un disturbo che negli ultimi anni è salito decisamente alla ribalta. La maggior parte di queste cefalee sono definite “primitive” cioè sono nel contempo sintomo e malattia. Per verificarle va eseguito un attento controllo dell’individuo, comprendente tra l’altro una ricostruzione della storia personale, l’andamento temporale del disturbo e l’individuazione dei meccanismi di scatenamento. Sulle cause che determinano una cefalea primaria si discute ancora.  Al contrario sul fronte della cura oggi ne sappiamo molto di più.

Tre sono i gruppi entro i quali sono raccolte le varie forme di cefalea, caratterizzata da un dolore che si presenta con regolarità, che dura a lungo, accompagnato magari da altri sintomi e che, comunque, finisce per interferire pesantemente con le attività quotidiane: emicrania, cefalea tensiva e cefalea di varia natura ivi compresa la cefalea a grappolo.

Le donne sono le più colpite dall’emicrania, che si manifesta con dolore pulsante, per lo più monolaterale, variabile per frequenza, durata e intensità’. Vi si possono associare fenomeni come nausea, vomito, fastidio per la luce, per i rumori o fenomeni più gravi come vertigini, alterazioni della vista, formicolii. I fattori scatenanti le crisi emicraniche sono di origine emozionale, ormonale, alimentare, atmosferico.

È abbastanza frequente un’emicrania che insorge o è legata al periodo mestruale, così come è un fatto acquisito che alcuni alimenti come il cioccolato, i formaggi stagionati, i grassi ed altri ancora sono da considerarsi a rischio di emicrania. Frequenti sono anche le influenze sulla sfera sessuale.

La cefalea tensiva, caratterizzata, da una sensazione di peso alla testa, interessa tutto il capo, non peggiora con l’attività fisica e può durare giorni, mesi o anni.

Tra gli altri tipi quella che appare più chiaramente definita è la “cefalea a grappolo” così denominata per il raggrupparsi delle crisi.

Sul fronte del trattamento possiamo agire molto efficacemente sia con terapie farmacologiche sia con tecniche di agopuntura.

Dott.ssa Maria Mastrullo
Specialista in Neurologia 


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La fibrillazione atriale è una aritmia molto frequente  in cui il cuore batte  in modo veloce e irregolare. Se non  trattata la fibrillazione atriale può avere conseguenze gravi.

Che cos’è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca caotica in cui gli atri e i ventricoli pompano di solito rapidamente e non più in  sintonia tra loro. In base a frequenza e durata dell’aritmia, la fibrillazione atriale è divisa in tre forme:

  • Fibrillazione atriale parossistica: la fibrillazione atriale si verifica con una crisi improvvisa, dura non più di sette giorni e si arresta spontaneamente.
  • Fibrillazione atriale persistente: la fibrillazione atriale dura più di sette giorni e non si ferma spontaneamente. Tuttavia, il trattamento può trasformarla in un ritmo normale.
  • Fibrillazione atriale permanente: la fibrillazione atriale rimane permanente nel tempo e non è possibile ripristinare il ritmo normale.

Quali sono i sintomi?

Molti pazienti avvertono una palpitazione rapida, una tachicardia che può durare ore o giorni. Altri sintomi comprendono costrizione o senso di oppressione toracica, affaticamento o mancanza di respiro.  Altri sintomi sono l’affanno o, a volte all’inizio dell’aritmia anche la sincope o la lipotimia. 

La fibrillazione atriale, tuttavia, in diversi pazienti è asintomatica e viene scoperta, spesso in ritardo, per caso.

Quale è il pericolo in caso di fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale se non trattata può avere gravi conseguenze. I movimenti di pompa irregolari degli atri possono portare alla formazione di coaguli di sangue nel cuore. Se un coagulo entra nel circolo sanguigno, viene trascinato nel sistema circolatorio e ostruisce un’arteria del cervello, il risultato è un ictus cerebrale. Per evitare che ciò accada, la maggior parte dei pazienti dovrebbe ricevere un trattamento preventivo con anticoagulanti, noti anche come diluenti del sangue.

In un cuore già ammalato o a volte anche in un cuore precedentemente sano,  può anche svilupparsi un’insufficienza cardiaca.

Quali sono le cause?

La fibrillazione atriale si verifica spesso come risultato di invecchiamento e ipertensione. Possono portare a fibrillazione atriale anche malattie cardiache preesistenti, come l’insufficienza cardiaca, la cardiopatia coronarica e le malattie delle valvole cardiache. Fattori che promuovono la fibrillazione atriale sono: sindrome delle apnee notturne (OSAS), obesità, diabete, ipertiroidismo, consumo elevato di alcol e alcune sostanze come la cocaina. A volte, tuttavia, la fibrillazione atriale si verifica anche senza motivo apparente in un cuore sano.

Come viene diagnosticata la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale può spesso essere sospettata dai sintomi.. La diagnosi viene confermata con l’ECG a riposo e, in caso di dubbio, con un ECG Holter.

Come si cura?

Il trattamento della fibrillazione atriale comprende tre possibili terapie:

  • Anticoagulanti (scoagulazione del sangue): per prevenire la formazione di coaguli nel cuore, la maggior parte dei pazienti deve assumere un medicamento anticoagulante.
  • Controllo della frequenza: vengono utilizzati medicamenti per abbassare la frequenza cardiaca accelerata, cioè il polso. 
  • Controllo del ritmo: se i sintomi sono gravi o se si sviluppa un’insufficienza cardiaca, si cerca di convertire la fibrillazione atriale in un ritmo sinusale normale. Tale controllo del ritmo può essere ottenuto in tre modi: conversione farmacologica con medicamenti antiaritmici, cardioversione elettrica e, in alcuni casi, ablazione via catetere in cui la vena polmonare viene isolata.

Come prevenirla?

Il fattore di rischio più importante per le aritmie cardiache è l’età che naturalmente non può essere modificata. Tuttavia, uno stile di vita sano può contribuire a ridurre il rischio di aritmia cardiaca. Questo comprende smettere di fumare e bere alcolici con moderazione, perché l’alcol e il fumo rendono il battito cardiaco più veloce del normale. Un’attività fisica regolare è essenziale anche per la prevenzione: essa aiuta a prevenire il sovrappeso e l’ipertensione.

E soprattutto eseguire regolari controlli dal cardiologo di fiducia rappresenta  un’ importante forma di prevenzione.

Dott. Alberto Montano
Specialista in Cardiologia
Medico Esperto in Diagnosi e Terapia dei Disturbi del Sonno


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I coronavirus, genere di virus a RNA, sono responsabili di patologie nei mammiferi, negli uccelli  nelle mucche e nei suini.
Nell’uomo provocano infezioni respiratorie, spesso di lieve entità, ma in rari casi potenzialmente letali. Attualmente non esistono vaccini o farmaci antivirali, approvati dalla comunità scientifica per la prevenzione ed il trattamento.

Negli ultimi giorni assistiamo al dilagarsi di un’epidemia in Cina, che sta contagiando migliaia di individui e provocando centinaia di morti.
Sembra possibile che tale virus può essere trasmesso anche durante l’incubazione (che può variare da 1 a 14 giorni) e da pazienti asintomatici, ossia, che stanno bene e non presentano alcun sintomo di malattia.

Questa possibilità di contagio crea molte preoccupazioni nella popolazione per evidenti ragioni, ma è parzialmente vera.

I Coronavirus infatti, si trasmettono per via aerea attraverso le “goccioline di Flugge” (diffusione in ambiente di microrganismi della cavità orale, tramite tosse e starnuto, microgocce di saliva, vapore acqueo, in grado di rimanere sospese in aria e di veicolare, dispersi in aerosol, agenti infettivi di numerose malattie tra cui i Coronavirus).

Se consideriamo un soggetto asintomatico, questo non avrà nè tosse, nè starnuti nè emetterà micro gocce di saliva proprio perché la malattia ancora non provoca i classici sintomi respiratori.

Concludendo, nessuna paura per soggetti che non mostrano segni di malattia, ma la precauzione di indossare una mascherina che filtra aria e le goccioline di Flugge in presenza di soggetti sintomatici, rimane il miglior rimedio precauzionale.

Dottoressa Giulia Canfalone
Specialista in Medicina interna
Malattie Respiratorie


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Il cancro alla prostata è un tipo comune di cancro nei maschi, ma è altamente curabile nelle prime fasi. Inizia nella prostata, che si trova tra il pene e la vescica.
La prostata ha varie funzioni, tra cui:
  • producendo il fluido che nutre e trasporta lo sperma
  • secernendo antigene prostatico specifico (PSA), una proteina che aiuta lo sperma a mantenere il suo stato liquido
  • aiutando ad aiutare il controllo delle urine
Il cancro alla prostata è il tumore più comune che colpisce i maschi in tutto il mondo.
Infatti, nel 2019, l’American Cancer Society (ACS) prevede che ci saranno circa 174.650 nuove diagnosi di cancro alla prostata e circa 31.620 morti per questo tipo di cancro.
Circa 1 su 9 maschi riceverà una diagnosi di cancro alla prostata ad un certo punto della loro vita. Tuttavia, solo 1 su 41 di questi morirà a causa di esso. Questo perché il trattamento è efficace, soprattutto nelle prime fasi. Lo screening di routine consente ai medici di rilevare molti casi di cancro alla prostata prima che si diffondano.
 
Associate Professor of Urology 
Chairman Department of Urology
Medical University “G.D’Annunzio” – Chieti

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50-60 grammi di noci al giorno possono favorire la forza del cuore e dell’intestino

Una recentissima ricerca suggerisce che le persone che mangiano noci ogni giorno possono avere una migliore salute intestinale e un minor rischio di malattie cardiache.
Le noci possono essere un’ottima fonte di nutrienti e uno spuntino salutare “pick-me-up”. Le noci, in particolare, sono ricche di proteine, grassi e sono anche una fonte di calcio e ferro.
Dato il potenziale nutrizionale delle noci, alcuni ricercatori hanno esaminato se queste noci potrebbero effettivamente aiutare a prevenire specifici problemi di salute.
Nel 2019, i ricercatori della Pennsylvania State University nello State College hanno scoperto che le persone che hanno sostituito i grassi saturi con le noci (una fonte di grassi insaturi) hanno sperimentato benefici cardiovascolari, in particolare miglioramenti della pressione sanguigna.
Gli scienziati spiegano che le noci contengono acido alfa-linolenico, che è un tipo di acido grasso omega-3 presente nelle piante. A seguito di tale ricerca, il team, che comprende la professoressa di ricerca Kristina Petersen e la Prof. Penny Kris-Etherton,  ha recentemente condotto un altro studio per scoprire di più sui benefici per la salute delle noci.
Il nuovo studio, i cui risultati compaiono nel Journal of Nutrition, suggerisce che l’aggiunta delle noci in una dieta salutare può favorire l’intestino e quindi migliorare la salute del cuore.
“C’è molto lavoro da fare sull’equilibrio dell’intestino e su come influenza la salute in generale”, osserva il Prof. Kris-Etherton.
Quindi – afferma Prof. Kris-Etherton –  oltre a considerare fattori come lipidi e lipoproteine, volevamo esaminare la buona condizione dell’intestino. Volevamo anche vedere se i cambiamenti nella condizione fisica dell’intestino con il consumo di noci erano correlati ai miglioramenti dei fattori di rischio per le malattie cardiache”.

Dottoressa Maria Mastrullo
Specialista in Neurologica


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Il ruolo dell’Infiammazione Cronica Silente diventa sempre più evidente come fondamentale fattore favorente l’insorgenza della Cardiopatia Ischemica Cronica, dell’Angina Pectoris e dell’Infarto Miocardico.

Numerosi studi stanno infatti confermando che l’Aterosclerosi è associata all’ Infiammazione Cronica dello strato interno delle arterie. Fumo, elevato livello di Colesterolo, Obesità, Ipertensione Arteriosa, Diabete, così come una errata Alimentazione e la Sedentarietà favoriscono il comparire nell’ organismo di uno Stato Infiammatorio Cronico Generalizzato, così come dell’Aterosclerosi. Questa porta alla comparsa di placche nelle Arterie e progressivamente al restringimento del vaso, ad un ridotto flusso di sangue e alla possibile produzione di trombi nell’arteria con lo sviluppo di eventi coronarici acuti.

Vi sono sempre più evidenze scientifiche che l’instabilità della Placca Aterosclerotica ( e quindi la comparsa di un evento coronarico acuto) sia in relazione con l’Infiammazione Cronica della parete arteriosa e della placca stessa, tanto è vero che la presenza di una quantità elevata nel sangue di un fattore tipico dello Stato Infiammatorio come la PCR (Proteina C-Reattiva) costituisce un importante fattore predittivo per l’insorgere dell’ Infarto Cardiaco.

Bisogna dunque tenere ben presente il ruolo patologico dell’Infiammazione Cronica Generalizzata dell’ organismo e fare di tutto per “raffreddare” l’Infiammmazione. 

Un importante aiuto in questa grande battaglia ce lo offre la pratica dell’ Ozonoterapia.

L’Ozono è un gas, prodotto a partire dall’Ossigeno, che ha un potentissimo effetto antinfiammatorio e antiossidante e che se immesso nell’  organismo produce un’innumerevole serie di vantaggi positivi per la nostra salute. Tra essi l’effetto antinfiammatorio che ricerchiamo per ridurre fortemente il rischio dell’insorgenza di Angina Pectoris e Infarto Cardiaco.

Un piccolo prelievo di sangue che viene messo a contatto con L’Ozono e poi immediatamente reinfuso nel circolo sanguigno (Autoemoterapia) o semplici Insufflazioni Rettali che determinano il rapido assorbimento del gas nel circolo, sono tecniche di Medicina Rigenerativa che possiamo utilizzare a beneficio dei pazienti con cardiopatia ischemica già evidente o, ancora meglio, per la sua prevenzione. 

Dottor Alberto Montano
Specialista in Cardiologia
Medico Esperto nei Disturbi del Sonno
Ozonoterapia


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Il sonno è una parte essenziale della nostra routine e salute quotidiana. La mancanza di sonno può essere dannosa per il nostro benessere.

L’insonnia è una condizione del sonno che colpisce circa un terzo della popolazione degli Stati Uniti, con il 10-15% delle persone che soffrono di un’insonnia grave e cronica.

La National Sleep Foundation descrive l’insonnia come una condizione in cui una persona sperimenta un sonno insoddisfacente nonostante abbia l’opportunità di dormire. In termini pratici, ciò significa difficoltà ad addormentarsi o a riaddormentarsi.

Ma, nonostante le nostre intuizioni sul perché il sonno sia importante, ciò che provoca l’insonnia non è del tutto chiaro.

Negli ultimi tempi si stanno indagando le relazioni che esistono tra il sonno e il microbioma intestinale.

In effetti i nuovi studi tendono a mettere una correlazione tra l’insonnia e la composizione del nostro microbioma.

Il sonno è uno dei processi più importanti della nostra vita, ha due funzioni fondamentali: una è quella di ristorare i neuroni dallo stress del giorno, la seconda è quella di consolidare i processi mnemonici.

Un sonno disturbato, o ancora peggio un sonno in cui si instaurano processi che noi neurologi definiamo apnee ostruttive del sonno, portano inevitabilmente verso problematiche cardiache, vascolari, comportamentali e possono innescare meccanismi che conducono alla demenza.

Dott. Domenico Perfetto


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Un studio dell’ Università di Edimburgo nel Regno Unito utilizza un modello di nematode (un verme di forma cilindrica) per studiare le proteine ​​tossiche (alfa-sinucleina) che portano allo sviluppo della malattia di Parkinson. Non sono chiari i meccanismi come  l’ alfa-sinucleina causa la malattia di Parkinson. Attualmente in assenza di una causa specifica, i neurologi, si concentrano principalmente sul trattamento dei sintomi. Ricerche recenti  mettono in collegamento la malattia con il microbioma intestinale (i trilioni di specie microbiche che popolano il nostro intestino). Cambiare il microbioma intestinale di una persona potrebbe essere un modo per modificare il rischio di sviluppare il Parkinson o addirittura servire come trattamento efficace?

L’aggregazione probiotica “inibisce e inverte”

Per il loro studio, Doitsidou e i suoi colleghi hanno usato un modello di worm nematode che gli scienziati avevano progettato geneticamente per esprimere una versione umana della proteina alfa-sinucleina. Questi vermi normalmente sviluppano aggregati o aggregati di alfa-sinucleina al giorno 1 della loro età adulta, che è 72 ore dopo la schiusa.

Tuttavia, quando i ricercatori hanno alimentato i vermi con una dieta contenente un ceppo batterico probiotico chiamato Bacillus subtilis PXN21, hanno osservato “un’assenza quasi completa di aggregati”, come affermano nel loro documento. I vermi producevano ancora la proteina alfa-sinucleina, ma non si aggregavano allo stesso modo.

Nei vermi che avevano già sviluppato aggregati proteici, il passaggio della loro dieta a B. subtilis ha eliminato gli aggregati dalle cellule colpite. Il team ha quindi seguito una serie di vermi per tutta la loro vita e confrontato una dieta di B. subtilis con una dieta di laboratorio convenzionale. “Il numero massimo di aggregati raggiunti negli animali nutriti con B. subtilis era di gran lunga inferiore a quello osservato nella dieta standard, indicando che B. subtilis non ritarda semplicemente la formazione di aggregati”, spiegano gli autori.

Il B. subtilis PXN21 inibisce e inverte l’aggregazione [alfa-sinucleina] in un modello [nematode].

Diversi percorsi che lavorano insieme

Per scoprire come B. subtilis è in grado di prevenire e cancellare gli aggregati alfa-sinucleinici, il team ha utilizzato l’analisi del sequenziamento dell’RNA per confrontare l’espressione genica degli animali che ricevono una dieta standard con quella di quelli che assumono il probiotico.

Questa analisi ha rivelato cambiamenti nel metabolismo degli sfingolipidi (sono delle molecole di grasso e sono componenti importanti della struttura delle nostre membrane cellulari).Precedenti studi suggeriscono che uno squilibrio di lipidi, tra cui i ceramidi e intermedi degli sfingolipidi, possono contribuire allo sviluppo del morbo di Parkinson. Tuttavia, i cambiamenti nel metabolismo degli sfingolipidi non sono stati gli unici percorsi identificati dai ricercatori.

Hanno anche visto che B. subtilis è stato in grado di proteggere gli animali più anziani dall’aggregazione alfa-sinucleina sia attraverso la formazione di strutture complesse chiamate biofilm sia attraverso  la produzione di ossido nitrico. Inoltre, il team ha visto cambiamenti nella restrizione dietetica e nei percorsi di produzione dell’insulina.

Soprattutto, quando il team ha cambiato gli animali che avevano prima ricevuto una dieta standard e una dieta B. subtilis, le loro capacità motorie sono migliorate.

I risultati offrono l’opportunità di studiare in che modo il cambiamento dei batteri che compongono il nostro microbioma intestinale influenza il Parkinson. I prossimi passi sono di confermare questi risultati nei topi, seguiti da studi clinici accelerati poiché il probiotico che abbiamo testato è già disponibile in commercio.

Dott. Domenico Perfetto


Istituto Medico Chirurgico - Termoli aut. san. reg. n.138 del 31.08.2011